Felicità

C’è un’ape che si posa

su un bottone di rosa:

lo succhia e se ne va.

Tutto sommato, la felicità

è una piccola cosa.

 

Carlo Alberto Salustri

Trilussa, nome d’arte e anagramma di Salustri, nacque a Roma nel 1871 da una famiglie, della piccola borghesia.

Autore di un gran numero di poesie in dialetto romanesco, fonte della sua ispirazione furono la gente e le strade di Roma. Tuttavia non frequentò mai i circoli letterari, ai quali continuava a preferire le osterie.

Efficace ‘dicitore’ dei suoi versi, Trilussa fece lunghissime tournées in Italia e all’estero e la sua fama crebbe tra il 1920 e il 1930, raggiungendo il massimo della notorietà.

Negli ultimi mi anni, Trilussa collaborò, anche a piccoli giornali e riviste locali, come Rugantino», «Il Don Chisciotte di Roma», «Il Travaso delle idee».

Con arguzia settica e disincantata, Trilussa commentò mezzo secolo di cronaca romana e italiana, dall’età giolittiana agli anni del fascismo e a quelli del dopoguerra.

La lingua usata da Trilussa contiene degli accenni dialettali ma si mantiene assai vicina all’italiano, anche come conseguenza del livello medio dell’istruzione dei suoi oggetti d’indagine, tanto che alcuni dialettali “puristi” lo criticarono.

Trilussa morì a Roma nel 1950, solo pochi giorni prima lo Stato gli aveva conferito il titolo di Senatore a vita per alti meriti in campo letterario e artistico

 

ISTITUTO MARCO CASAGRANDE Pieve di Soligo
Poesia dell’Ontano

Tu albero misterioso e magico,

tu albero che sei intriso dell’antico spirito

del guardiano dell’oltretomba,

tu silente guardiano delle acque,

ti così severo e maestoso,

tu resti per sempre anche quando tutto

il resto se ne va.
Martina Bardini, 4^A L.S.