FONTANE BIANCHE

Un’area di risorgive di altissimo pregio ambientale

Conosciamo le Fontane Bianche

Nella zona golenale del fiume Piave si estende per circa 100 ettari un’area di risorgive di altissimo pregio ambientale, una delle aree più spettacolari di tutta l’Alta Marca trevigiana: le Fontane Bianche.

Collocazione geografica e geomorfologica

Da un punto di vista geomorfologico le Fontane Bianche sono situate all’imbocco della stretta di Nervesa appena sopra la confluenza nella Piave del fiume Soligo, ultimo suo affluente, prima che la Piave abbandoni definitivamente il suo bacino imbrifero montano, per immettersi nella pianura veneta sottostante.
Più precisamente le Fontane si vengono a trovare allo sbocco nell’alveo della Piave dei torrenti Raboso e Rosper, penultimi suoi affluenti, separati rispetto al Soligo dalla spalla rocciosa su cui sorge il paese di Falzé di Piave.

Nel cuore delle Fontane Bianche il circolo della Legambiente di Sernaglia della Battaglia ha rilevato dal 1990 in concessione dal Genio Civile di Treviso un appezzamento di 35 ettari di estensione, caratterizzato dalla presenza di un fitto e ben conservato bosco golenale nonché da numerose risorgive e specchi d’acqua. Qui è stato individuato e successivamente attrezzato un percorso didattico-naturalistico opportunamente studiato per la più completa fruizione ed osservazione delle numerose e differenziate emergenze floristiche e faunistiche ivi presenti.

Le numerose conche e risorgive presenti sono alimentate dalle acque di falda di un bacino imbrifero a monte che comprende le Prealpi Trevigiane, le colline ed i Palù del Quartier di Piave, per una estensione di circa 5.000 ettari.
 La falda accennata è in massima parte indipendente dalla confluenza con la Piave e si mantiene costante e copiosa anche in corrispondenza delle secche di quest’ultima tranne periodi di perdurante siccità.

Il toponimo “Fontane Bianche” fa riferimento alla costante limpidezza delle acque di risorgiva e la temperatura dell’acqua è pressoché costante, intorno ai 13°, almeno per un certo tratto della sorgente, finché la temperatura dell’ambiente esterno non ha il sopravvento su quella del corso d’acqua.

L’area risulta abitata fin dall’antichità, con una serie ininterrotta di insediamenti risalenti al neolitico, attivi per tutta l’età del bronzo fino all’inizio dell’età del ferro. Si tratta per lo più di insediamenti di lavorazione della selce come testimoniano i manufatti e gli scarti di lavorazione ritrovati nei campi sovrastanti il terrazzo della Piave. Il fiume e il suo greto rappresentavano un importante via di comunicazione poiché la pianura sovrastante era completamente ricoperta da una foresta planiziale. Nell’area sono state trovate anche manufatti in bronzo e palline vitree che testimoniano il collegamento con le miniere di rame dell’oltralpe e con i laboratori di vetro della bassa Piave.

Le risorgive, essendo localizzate all’interno dell’area golenale della Piave, si trovano immerse in un fiume ripariale che viene pressoché lasciato al suo stato naturale se si escludono gli interventi di manutenzione e pulizia da parte dei volontari, nelle fasce più prossime ai sentieri. Tronchi e rami fatiscenti, abbattuti al suolo o ancora a mezz’aria, danno subito l’idea di un bosco vergine, con il suo ciclo completo di piante che nascono, crescono e muoiono sul posto senza esservi asportate.

Da un punto di vista botanico, sono presenti sia specie di pianura, provenienti da sud sia specie termofile discendenti dalle colline retrostanti e non mancano le associazioni vegetative tipiche delle zone umide. Tra le specie più interessanti segnaliamo la presenza delle orchidacee, il giglio rosso, la polmonaria della vallarsa, e l’ormai raro giaggiolo siberiano. Dove la corrente è più forte troviamo il ranuncolo d’acqua. Nelle acque più tranquille crescono la menta acquatica, il crescione d’acqua e la lenticchia d’acqua. Va segnalato inoltre in quest’area il fenomeno delle reiterate fioriture, legate all’isotermia delle acque di risorgenza.

Le alberature con maggior sviluppo sono pioppi e ontani. Nel ricco sottobosco sono presenti specie che offrono bacche e frutti per gi animali selvatici, sambuco, nocciolo, sanguinello, frangola, fusaggine, ligustro, rosa canina, oltre a piante rampicanti come vitalba, dulcamara e caprifoglio.

La presenza di acque abbondanti e nascoste alla vista favorisce la riproduzione della fauna ittica che da adulta poi si sposterà nel fiume principale. Sono presenti specie tipicamente di risorgiva come il cobite, lo spinarello e la lampreda padana o altre specie come il cavedano, la trota comune, la trota marmorata e la trota iridea (specie alloctona).

Gli anfibi sono presenti nelle acque più tranquille e stagnanti dove possono deporre le uova, come la rana latastei quasi completamente scomparsa e inserita nella lista rossa mondiale delle specie vulnerabili.

Non mancano rettili come la nutrice dal collare.
Molto interessante la presenza dell’avifauna di passo. Il fronte prospiciente la catena delle Prealpi Trevigiane e delle colline sottostanti è infatti sede di costanti correnti d’aria ascensionali tali da costituire un corridoio preferenziale per il flusso dei migratori da e per il Nord e l’Est dell’Europa. La vegetazione fitta delle “Fontane”, la presenza di numerose vasche d’acqua, ben dissimulate nel verde, lontane dai centri abitati, rappresentano un irresistibile punto di attrazione per gli stormi di passo; qui vi ritrovano un’oasi di tranquillità ideale per rifocillarsi e ripartire, talvolta anche per svernarvi germani reali, porciglioni, marzaiola, la garzetta e l’airone cenerino ecc.
 Tra gli stanziali possiamo ancora citare a titolo di esempio varie specie di picchio, vari rapaci tipo gufo comune, allocco, poiana, e naturalmente il martin pescatore.

Sono presenti piccoli e medi mammiferi e vari tipi di pipistrello, oltre al capriolo, la lepre, la volpe, la donnola, la faina e l’ormai onnipresente cinghiale.

Nel corso degli anni, visto il costante aumento di presenze di visitatori alla ricerca di un po’ di tranquillità e scolaresche impegnate ad approfondire le loro conoscenze naturalistiche, le strutture del percorso sono state costantemente rinnovate e potenziate

Non nascondiamo che il successo ottenuto presso i fruitori ci rende orgogliosi e ci sprona a migliorare la nostra attività. Tuttavia non possiamo neanche ignorare che il livello di visitatori raggiunto (si stimano circa 20 mila all’anno) richieda standard gestionali più qualificati nella manutenzione dei percorsi e dei manufatti a sicurezza dei visitatori stessi e a tutela dell’ambiente naturale.

Finora la gestione si è basata quasi esclusivamente sull’opera dei volontari che hanno offerto il loro impegno e le proprie attrezzature. Ma, per conseguire un salto di qualità che permetta una gestione delle Fontane Bianche adeguata al flusso attuale di fruitori, è indispensabile poter disporre di risorse economiche che garantiscano nel tempo sia la dotazione di mezzi e attrezzi per la manutenzione ordinaria dei percorsi e delle postazioni di osservazione, sia la consulenza di personale qualificato e preparato che indichi la corretta gestione dell’area e dei flussi di visitatori.

In questo modo le Fontane Bianche continuerebbero a rimanere un patrimonio del nostro territorio, unico ed insostituibile, di cui tutti possiamo beneficiare.

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Pianta 2022 area Oasi Fontane Bianche

mappa 2022 dell'area Fontane Bianche

Oasi Fontane Bianche

Un luogo pieno di vita e di colori

Noi abbiamo la fortuna di aver incontrato tra i nostri sentieri, Luigi Dorigo, un fotografo capace di catturare con delle bellissime immagini la flora e fauna selvatica delle Fontane Bianche.

Ma ora basta chiacchiere. Lasciamo parlare le incantevoli foto di Luigi e del Fotoclub Sernaglia.

legambiente sernaglia video fontane bianche

Oasi Fontane Bianche

Un luogo pieno di vita e di colori

Noi abbiamo la fortuna di aver incontrato tra i nostri sentieri, Luigi Dorigo, un fotografo capace di catturare con delle bellissime immagini la flora e fauna selvatica delle Fontane Bianche.

Ma ora basta chiacchiere. Lasciamo parlare le incantevoli foto di Luigi e del Fotoclub Sernaglia.

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