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La diga sul Piave: uno sfregio all'identità storica e culturale della popolazione locale

numerosi escursionisti che hanno visitato le Fontane hanno espresso le loro preoccupazioni rispetto al ritorno dell’ipotesi di uno sbarramento sul fiume Piave all’altezza di Falzè.

I soli impianti di cantiere per un’opera del genere deturperebbero in modo irreparabile il fascino di questo tratto del fiume sacro. Una diga fra Quartier del Piave e Montello sarebbe uno sfregio all’identità storica e culturale della popolazione locale.

Per i soci di Legambiente Sernaglia è chiaro che la diga non si farà: non ci sono giustificazioni tecniche e normative, non ci sono i soldi, non c’è garanzia di stabilità politica dopo i vari scandali Mose e Pedemontana e il fallimento delle banche venete. Se si parla ancora di diga è per l’influenza di qualche barone che per puntiglio non accetta che si metta in cantiere quanto previsto dalla legge nazionale o Piano Stralcio approvato nel 2010: opere a impatto limitato lungo tutto il fiume e precedenza agli interventi nel tratto terminale in modo da aumentarne la portata.

Le dighe sono escluse dalla Direttiva Comunitaria 2007/60 per la gestione del rischio di alluvioni sia per il devastante impatto ambientale che per l’ovvia opposizione della popolazione che dovrebbe subire l’opera. La diga di Valda, progettata in val di Cembra per la protezione di Trento, è stata bocciata per queste ragioni dopo ingenti sprechi per gli studi di fattibilità. Legambiente Sernaglia continuerà il suo impegno pratico nella valorizzazione delle aree naturalistiche locali e la sua azione culturale a sostegno delle indicazioni europee di rispetto della naturalità degli ambienti di pertinenza dei fiumi, tanto più se si tratta di Siti di Interesse Comunitario e di Zone di Protezione Speciale come le Fontane Bianche di Sernaglia ed il Montello.

Marcello De Noni - Presidente del Circolo Legambiente di Sernaglia della Battaglia

source: articolo 8 agosto 2016